Il 25 Novembre un gruppo di studenti IUAV ha esposto quattro striscioni nelle sedi principali dell'Ateneo per manifestare il proprio dissenso contro la Riforma.
In seguito alle proteste studentesche a palazzo Madama in Roma e ai cortei che hanno interessato diverse città italiane, gli studenti dello IUAV SI MOBILITANO PER DIMOSTRARE CHE anche Venezia respinge con forza questa riforma. Qualora fosse approvata alle camere il processo di privatizzazione dell'istruzione pubblica verrà definitivamente sancito, con conseguenze nefaste sulla qualità della formazione.
Design e arti nonchè la facoltà di pianificazione IUAV sono già gravem,ente minacciate dai tagli: da un lato si impoverisce la didattica eliminando interi corsi di laurea, dall'altra si vendono i beni storici dell'Ateneo per fare cassa.
Esprimiamo la nostra solidarietà a tutti coloro che in Italia si stanno adoperando affinchè questo vergognoso attacco alle basi dell'istruzione pubblica venga bloccato definitivamente: non è tagliando i fondi all'istruzione che si garantisce un futuro al Paese.
Chiediamo che il Magnifico Rettore Amerigo Restucci prenda una posizione chiara contro il DDL Gelmini, come è già stato fatto in molte università italiane tramite accordi tra rettorati e studenti.
Chiediamo che venga finalmente indetta l' Assemblea pubblica di Ateneo, già promessa da tempo, per discutere delle criticità legate alla possibile approvazione del decreto.
Studenti IUAV contro la riforma Gelmini!
Ca'Tron agli studenti subito!! - Comunicato per il Senato del 10/11/2010
Quello che qualcuno non vuole capire e definisce invece come “Telenovela”, è una mobilitazione di studenti, docenti e cittadini in difesa di un bene straordinario come Palazzo Tron.
I lavori di Palazzo Tron sono finiti, ma nonostante si fosse concordato il rientro della facoltà il 15 di Ottobre (nella Seduta del 25/08/2010 e confermato nel sito) ad oggi non sappiamo ancora quando le attività (didattiche e non) torneranno nella loro sede legale.
Fino ad ora i circa 400.000 mila euro stanziati sono stati utilizzati per mettere a norma l’impianto elettrico, quello antincendio e la segnaletica di sicurezza.
Ora il Palazzo può riaprire per un numero massimo di cento persone, finché non verrà installata una seconda scala di sicurezza, operazione che adempierebbe alle richieste dei vigili del fuoco e consentirebbe di riportare la situazione allo stato originario previsto per l’edificio.
Il progetto c’è ed fattibile, ma ancora non si approvano gli ultimi adempimenti. Questo perché una parte dell’amministrazione IUAV vuole alienare ad ogni costo Ca’Tron. Lo vuole vendere perché c’è la volontà di fare cassa per restaurare le sedi e per completare il progetto di campus prospettato per S.Marta. Scelta urbanisticamente sbagliata che rischia di compromettere ancor più la già complicata situazione del sestiere.
Le alternative di reperire finanziamenti dal ricavato della vendita di Palazzo Pemma a S.Giacomo di due anni fa per 7.2 milioni di euro (già impiegati a quanto pare per altre opere di cui gli studenti sanno poco o nulla) o la cessione dell’area ex Magazzini Frigoriferi valutata in circa 23 milioni non si vogliono considerare.
Risposte credibili non ne sono mai arrivate come neppure spiegazioni che abbiano motivato questi ritardi. Riteniamo un atteggiamento scorretto non aver comunicato ufficialmente quanto stia accadendo a Ca’Tron.
Oltretutto si è ribadito più volte che prima dell’assemblea di Ateneo promessa ancora a Giugno e in assenza di una analisi costi/benefici della quale vogliamo capire come si sta’ portando avanti e con quali criteri, la struttura doveva riaprire.
Oggi siamo qui perché vogliamo che il Senato si esprima e faccia immediatamente chiarezza, Ca’Tron deve riaprire subito!
Abbiamo dimostrato per mesi che questo spazio è una risorsa per la vita dell’università nella città, non è accettabile che l’università occluda spazi che per Venezia rappresentano un punto di cultura e socialità non indifferente.
Ribadiamo la nostra disponibilità a collaborare attivamente per trovare nuove soluzioni anche “innovative” per la gestire dell’edificio.
Ma chiediamo immediatamente la riapertura e l’approvazione delle disposizioni necessarie al superamento del limite imposto, sollecitato unitariamente anche dal Senato degli studenti e da personalità autorevoli.
CA’TRON PER LA CITTA’.. LA CITTA’ CON CA’TRON
I lavori sono finiti e la pazienza pure! Ca'Tron agli studenti SUBITO!
Oggi apprendiamo che il collaudo di Palazzo Tron sarà il 26/11/2010. Viene così ulteriormente rimandato il rientro delle lezioni a Ca'Tron.
Mercoledì 10/11 ci sarà il Senato Accademico.
CI BECCHIAMO CON CHI PUO' ALLA PAUSA PRANZO DI DOMANI AL BARETTO DEL COTONIFICIO per capire il da farsi in vista del Senato!
I LAVORI SON FINITI LA PAZIENZA PURE CA'TRON AGLI STUDENTI SUBITO!
Siamo stufi, i lavori sono finiti e l'abbiamo verificato con un sopralluogo da noi effettuato il 4/11/2010 - per maggiori informazioni clicca qui.
Riportiamo all'attenzione le opinioni di illustri decani IUAV:
Il documento redatto da Stefano Boato
la lettera aperta di Edoardo Salzano
la nota di Valeriano Pastor
la lettera al Rettore di Marcello Balbo
Mercoledì 10/11 ci sarà il Senato Accademico.
CI BECCHIAMO CON CHI PUO' ALLA PAUSA PRANZO DI DOMANI AL BARETTO DEL COTONIFICIO per capire il da farsi in vista del Senato!
I LAVORI SON FINITI LA PAZIENZA PURE CA'TRON AGLI STUDENTI SUBITO!
Siamo stufi, i lavori sono finiti e l'abbiamo verificato con un sopralluogo da noi effettuato il 4/11/2010 - per maggiori informazioni clicca qui.
Riportiamo all'attenzione le opinioni di illustri decani IUAV:
Il documento redatto da Stefano Boato
la lettera aperta di Edoardo Salzano
la nota di Valeriano Pastor
la lettera al Rettore di Marcello Balbo
Lettera del Prof. Balbo
Amerigo
e tutti
sulla ipotizzata vendita di Ca’ Tron è già stata presa posizione da diverse persone, con le quali concordo pienamente e dunque non riprendo le argomentazioni svolte.
Aggiungo solo alcune osservazioni.
Decidere il da farsi sulla base di un’analisi costi-benefici significherebbe avere una visione davvero limitata di come valutare il valore di un bene come Ca’ Tron. L’opposto di quello che insegniamo, proprio sull’analisi costi-benefici, ormai da molto temo usata solo se condotta introducendo parametri di ordine sociale e culturale, e non esclusivamente economico. Siccome degli economisti non c’è da fidarsi particolarmente, mi auguro che la commissione cui hai affidato il compito di darti i risultati “in tempi brevi” abbia ben chiaro che i parametri su cui fondare l’analisi devono comprendere elementi che vanno al di là dei valori di costo del recupero e del valore di vendita.
Ca’ Tron è la sede della Facoltà di Pianificazione, così è percepita da sempre dalla città e dallo Iuav. Checché se ne voglia dire, vendere Ca’ Tron costituirebbe - nella percezione collettiva appunto - un messaggio evidente del peso che lo Iuav dà alle questioni della pianificazione. E sarebbe grave per almeno due ordini di motivi. Uno, perché il paese ha bisogno assoluto della pianificazione, come gli avvenimenti di solo i giorni scorsi hanno mostrato una volta di più. Due, perché andrebbe nella direzione della riforma Gelmini, come ben sappiamo basata esclusivamente su considerazioni di ordine economicistico (ahimé, gli economisti) senza nessuna attenzione al ruolo che gli insegnamenti – e dunque le facoltà - hanno nella formazione della nuova classe dirigente, anche e forse soprattutto quelle piccole.
Ca’ Tron non è solo una questione immobiliare, è molto di più: per la città, ma anche per il paese e per il sistema universitario. Tu – sono certo - lo sai bene, altri colleghi forse meno e non si rendono ben conto della posta in gioco. Per lo meno, mo auguro sia questo.
Prof. Marcello Balbo
Decano
Facoltà di Pianificazione
4 novembre 2010
e tutti
sulla ipotizzata vendita di Ca’ Tron è già stata presa posizione da diverse persone, con le quali concordo pienamente e dunque non riprendo le argomentazioni svolte.
Aggiungo solo alcune osservazioni.
Decidere il da farsi sulla base di un’analisi costi-benefici significherebbe avere una visione davvero limitata di come valutare il valore di un bene come Ca’ Tron. L’opposto di quello che insegniamo, proprio sull’analisi costi-benefici, ormai da molto temo usata solo se condotta introducendo parametri di ordine sociale e culturale, e non esclusivamente economico. Siccome degli economisti non c’è da fidarsi particolarmente, mi auguro che la commissione cui hai affidato il compito di darti i risultati “in tempi brevi” abbia ben chiaro che i parametri su cui fondare l’analisi devono comprendere elementi che vanno al di là dei valori di costo del recupero e del valore di vendita.
Ca’ Tron è la sede della Facoltà di Pianificazione, così è percepita da sempre dalla città e dallo Iuav. Checché se ne voglia dire, vendere Ca’ Tron costituirebbe - nella percezione collettiva appunto - un messaggio evidente del peso che lo Iuav dà alle questioni della pianificazione. E sarebbe grave per almeno due ordini di motivi. Uno, perché il paese ha bisogno assoluto della pianificazione, come gli avvenimenti di solo i giorni scorsi hanno mostrato una volta di più. Due, perché andrebbe nella direzione della riforma Gelmini, come ben sappiamo basata esclusivamente su considerazioni di ordine economicistico (ahimé, gli economisti) senza nessuna attenzione al ruolo che gli insegnamenti – e dunque le facoltà - hanno nella formazione della nuova classe dirigente, anche e forse soprattutto quelle piccole.
Ca’ Tron non è solo una questione immobiliare, è molto di più: per la città, ma anche per il paese e per il sistema universitario. Tu – sono certo - lo sai bene, altri colleghi forse meno e non si rendono ben conto della posta in gioco. Per lo meno, mo auguro sia questo.
Prof. Marcello Balbo
Decano
Facoltà di Pianificazione
4 novembre 2010
Dichiarazione Prof. Pastor
Da: pastor@iuav.it
Oggetto: Re: documento per dibattito IUAV con aggiunte
Data: 01 novembre 2010 20:28:22 GMT+01:00
A: boato@iuav.it
Stefano Boato ha costruito un documento sulle strategie per l'IUAV e per Venezia strutturato con chiarezza di fondamenti e forti ragioni, che sicuramente meritano attenzione tanto da parte degli organi universitari che civici.
Condivido con piena convinzione gli argomenti sviluppati da Edoardo Salzano sul compito e destino dell'Università in questo tempo e in questa città.
Valeriano Pastor
Oggetto: Re: documento per dibattito IUAV con aggiunte
Data: 01 novembre 2010 20:28:22 GMT+01:00
A: boato@iuav.it
Stefano Boato ha costruito un documento sulle strategie per l'IUAV e per Venezia strutturato con chiarezza di fondamenti e forti ragioni, che sicuramente meritano attenzione tanto da parte degli organi universitari che civici.
Condivido con piena convinzione gli argomenti sviluppati da Edoardo Salzano sul compito e destino dell'Università in questo tempo e in questa città.
Valeriano Pastor
più urbanisti meno architetti
Di seguito lo scritto di risposta inviato ai quotidiani oggi:
Al prof. Carnevale:
Il fatto che il preside di una tra le più prestigiose Facoltà di Architettura d’Italia definisca “Telenovela” la mobilitazione di docenti e studenti in difesa di un bene straordinario come Palazzo Tron, dimostra la sua sostanziale insensibilità e incompetenza riguardo ai problemi della città e del territorio. Non solo, ribadisce anche uno dei punti fondamentali che cerchiamo di promuovere da anni: gli architetti faticano a comprendere la complessità del sistema urbano, ignorano le questioni gestionali della città e non si preoccupano degli effetti che certe “pratiche” possono avere sulla vita della cittadinanza. Le dichiarazioni di Carnevale dimostrano palesemente la sostanziale scissione tra i problemi dell’Architettura e quelli della Pianificazione del territorio: il fatto che l’Italia sia il paese con il maggior numero di architetti d’Europa, rende ancora più preoccupante la situazione attuale. Forse sarebbe meglio diminuire il numero di questi falsi esperti e aumentare quello dei tecnici consapevoli e preparati. Consigliamo a Carnevale di occuparsi di problemi di “Composizione” e di lasciare in mano a persone più competenti di lui gli argomenti che evidentemente non padroneggia.
Nel merito: in un territorio devastato quotidianamente da pratiche sbagliate, bisognerebbe puntare alla riqualificazione dell’esistente invece di promuovere la costruzione e la cementificazione indiscriminata; la concentrazione delle attività didattiche a Santa Marta non è il risultato di un piano strategico serio, ma piuttosto l’effetto di una decisiva incapacità progettuale sul lungo periodo: nell’Università del Progetto, manca una visione precisa, programmatica e strutturata della gestione dell’Ateneo; trascurare i problemi di residenzialità, che lo spopolamento del quartiere di Santa Marta ha evidenziato negli ultimi anni, è a nostro avviso gravissimo: sono le persone e non gli edifici a fare la città. Dal nostro punto di vista è fondamentale per Venezia che le sedi universitarie siano distribuite in tutta la città, anche per calmierare il folle mercato degli affitti universitari e per agevolare lo sviluppo di una microeconomia locale che possa ridare vitalità a quei sestieri nei quali oggi si fatica a trovare un supermercato dove fare la spesa.
Al prof. Magnani:
E' vero che la salvezza della nostra facoltà non dipende dalla vendita di Cà Tron, ma è anche vero che la pianificazione urbanistica e territoriale diviene sempre più una questione prioritaria: lo dimostrano la recente devastazione del territorio Veneto a seguito di due miseri giorni di pioggia. Potenziare il progetto scientifico e didattico della facoltà è fondamentale, mantenerla nella sua prestigiosa e storica sede è utile per attribuirle importanza e darle visibilità nel panorama nazionale e iternazionale. A nostro avviso il mantenimento della sede di Pianificazione a Cà Tron dev'essere il punto di partenza per la riorganizzazione dell’intero Ateneo.
05/11/2010 - Corriere del Veneto |
Al prof. Carnevale:
Il fatto che il preside di una tra le più prestigiose Facoltà di Architettura d’Italia definisca “Telenovela” la mobilitazione di docenti e studenti in difesa di un bene straordinario come Palazzo Tron, dimostra la sua sostanziale insensibilità e incompetenza riguardo ai problemi della città e del territorio. Non solo, ribadisce anche uno dei punti fondamentali che cerchiamo di promuovere da anni: gli architetti faticano a comprendere la complessità del sistema urbano, ignorano le questioni gestionali della città e non si preoccupano degli effetti che certe “pratiche” possono avere sulla vita della cittadinanza. Le dichiarazioni di Carnevale dimostrano palesemente la sostanziale scissione tra i problemi dell’Architettura e quelli della Pianificazione del territorio: il fatto che l’Italia sia il paese con il maggior numero di architetti d’Europa, rende ancora più preoccupante la situazione attuale. Forse sarebbe meglio diminuire il numero di questi falsi esperti e aumentare quello dei tecnici consapevoli e preparati. Consigliamo a Carnevale di occuparsi di problemi di “Composizione” e di lasciare in mano a persone più competenti di lui gli argomenti che evidentemente non padroneggia.
Nel merito: in un territorio devastato quotidianamente da pratiche sbagliate, bisognerebbe puntare alla riqualificazione dell’esistente invece di promuovere la costruzione e la cementificazione indiscriminata; la concentrazione delle attività didattiche a Santa Marta non è il risultato di un piano strategico serio, ma piuttosto l’effetto di una decisiva incapacità progettuale sul lungo periodo: nell’Università del Progetto, manca una visione precisa, programmatica e strutturata della gestione dell’Ateneo; trascurare i problemi di residenzialità, che lo spopolamento del quartiere di Santa Marta ha evidenziato negli ultimi anni, è a nostro avviso gravissimo: sono le persone e non gli edifici a fare la città. Dal nostro punto di vista è fondamentale per Venezia che le sedi universitarie siano distribuite in tutta la città, anche per calmierare il folle mercato degli affitti universitari e per agevolare lo sviluppo di una microeconomia locale che possa ridare vitalità a quei sestieri nei quali oggi si fatica a trovare un supermercato dove fare la spesa.
Al prof. Magnani:
E' vero che la salvezza della nostra facoltà non dipende dalla vendita di Cà Tron, ma è anche vero che la pianificazione urbanistica e territoriale diviene sempre più una questione prioritaria: lo dimostrano la recente devastazione del territorio Veneto a seguito di due miseri giorni di pioggia. Potenziare il progetto scientifico e didattico della facoltà è fondamentale, mantenerla nella sua prestigiosa e storica sede è utile per attribuirle importanza e darle visibilità nel panorama nazionale e iternazionale. A nostro avviso il mantenimento della sede di Pianificazione a Cà Tron dev'essere il punto di partenza per la riorganizzazione dell’intero Ateneo.
Comunicato in seguito al sopralluogo a Ca'Tron del 4/11/2010
I lavori son finiti....la pazienza pure...Ca'Tron agli studenti SUBITO! |
Il sopralluogo effettuato oggi da noi studenti, è stata l’occasione per far conoscere la sede di Ca’Tron ai nuovi iscritti della Facoltà di Pianificazione, i quali non hanno potuto ammirare ed usufruire della struttura a causa dei lavori per la messa in sicurezza iniziati nell’agosto scorso.
Tali lavori che hanno comportato l’oneroso e precario spostamento delle attività didattiche a S.Marta, avrebbero dovuto concludersi il 15 Ottobre scorso (come indicato anche nel sito IUAV ), ma alla data odierna non sappiamo ancora con precisione a che punto si è giunti.
Per questa ragione abbiamo deciso di constatare di persona la situazione, anche se ufficialmente non agibile, muniti di caschetti protettivi siamo entrati a Ca’Tron.
La nostra visita ha riscontrato che i cantieri sono terminati e che nessun operai è al lavoro, sembrano mancare solo le opere di riordino e pulizia.
Ci siamo chiesti dunque perché non si sia ancora aperta la struttura nonostante le scadenza fissate?
Perché nella fase iniziale, si è proceduto a rilento accusandoci di aver bloccato i lavori?
(abbiamo documentazioni audio e video che dimostrano il contrario, vedi allegato ditta appaltatrice del 5/08/2010).
Considerata l’attuale situazione chiediamo che:
Vengano immediatamente date le disposizioni per il ritorno delle attività della facoltà nella propria sede.
Abbiamo atteso invano senza che nessuno ci desse spiegazioni, ora che i lavori sono conclusi esigiamo che le decisioni prese nel Senato Accademico del 25/08/2010 vengano mantenute.
Parallelamente rilanciamo in vista del Senato Accademico del 10 e del Consiglio di Amministrazione del 19 Novembre lo stanziamento del finanziamento necessario al superamento del limite delle 100 persone come sottolineato anche dal documento condiviso all’unanimità dal Senato degli Studenti pervenutoci in data 26/10/2010.
Proponiamo che i finanziamenti per la messa in sicurezza delle sedi arrivino dalla rivisitazione del programma triennale delle opere pubbliche 2009-2011 approvato con delibera Cda del 22 febbraio 2009 il quale prevedeva di utilizzare il ricavato dalla vendita di Palazzo Pemma (quantificato in 7 milioni e 200 mila euro ) per:
- il restauro della porzione IUAV dell'ex Macello in via Torino a Mestre;
- la manutenzione degli immobili e impianti in global service;
- il restauro dell’ala sud della sede dei Tolentini,compresi i lavori di ampliamento della biblioteca.
Quest’ultimo intervento relativo alla biblioteca in particolare, oltre a non essere stato presentato e condiviso in modo trasparente con gli studenti, ci sembra alla luce dell’urgente messa in sicurezza degli edifici IUAV una questione secondaria, nonostante l’importanza dell’opera per l’Ateneo.
Lo stanziamento dei fondi necessari alla messa a norma degli edifici regolarmente rimandata non può più aspettare, più volte anche dalle rappresentanze sindacali e RLS, si è fatta notare la drammatica situazione delle sedi IUAV.
Per tali ragioni invitiamo i membri del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione a riflettere e a rivedere le proprie posizioni, procedere con la vendita di un immobile senza aver valutato attentamente le alternative e senza un piano strategico edilizio credibile, alimenterebbe ulteriormente la frattura aperta tra chi vuole vendere Ca’Tron a tutti i costi e chi come noi si batte con ogni mezzo per farla tornare un punto di riferimento didattico-culturale della città.
Studenti Ca’Tron.
Una strategia per l'Iuav e per Venezia
di Stefano Boato
Per evitare polemiche e personalismi sulle scelte relative al patrimonio immobiliare IUAV credo necessario definire una linea strategica di politica urbanistica e gestionale chiara e valida per lʼuniversità e per la città.
Nella Relazione del prof. Sordina (del 15/10) manca invece completamente una visione strategica del rapporto Università – Città – Territorio, cʼè solo una analisi edilizia– immobiliare e inoltre manca ogni accenno al terreno degli ex Magazzini Frigoriferi.
Innanzitutto occorre tener presente che alcuni edifici dellʼ IUAV (Tolentini, Cà Tron,Cà Badoer) hanno non solo un valore storico e architettonico, ma anche un ruolo culturale e sociale in città, nelle relazioni culturali-disciplinari nel Veneto e in Italia con altre Istituzioni. In particolare, la sede storica dei Tolentini con lʼAula Magna ha svolto da Samonà in poi un ruolo non solo per la città storica ma anche a snodo tra la città dʼacqua e la città di terra; la sede di Cà Tron (palazzo del ʻ500, riqualificato dalla famiglia dogale nel ʻ700, oggetto di molte pubblicazioni, anche dellʼIUAV) con il suo valore architettonico e lʼaffaccio sul Canal Grande è, dallʼavvio con Astengo, una sede aperta di grande prestigioche va ulteriormente valorizzata e non venduta (e trasformata in albergo o altra attività para-turistica).
Analogo ruolo aperto in città svolgono molte delle 23 sedi di Cà Foscari, in particolare i Palazzi Foscari e Cà Dolfin (con lʼAula Magna), lʼAuditorium S.Margherita, il Teatro S.Marta, le Biblioteche aperte sino a tardi alle Zattere e Baum in rio Nuovo; anchealla nuova sede di Economia a S.Giobbe la Commissione di Salvaguardia ha appena prescritto operativamente lʼapertura e la completa permeabilità con la città.
Questa linea di non chiusura (a campus separato) ma di integrazione e aperturaalla città è sempre stata teorizzata e praticata unanimemente fin dalle origini dallʼIUAV di Samonà e di Astengo che, dopo lʼuscita a Preganziol, è riuscito a tornare in città.
La recente decisione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione di far fare una ”analisi costi-benefici” sulla opportunità di alienare o Cà Tron, o Cà Badoer oil terreno ex Magazzini Frigoriferi (fronte Canale Giudecca) avrà vero significato solo se preventivamente vengono chiarite le finalità e le condizioni funzionali da garantire in basealle quali devono essere fatte le valutazioni. Tale decisione è comunque utile perché concede tempo per non andare ad una votazione sbagliata, immediata e irrimediabile,sulla base di posizioni preconcette, di scelte già dichiarate a priori (vedi Sordina, Tommasin, Carnevale, Zucconi, Foscari) senza un preventivo ampio e pubblico dibattitoaperto a tutti, anche alla città .
La possibilità di una scelta finale avveduta e sensata dipende dallʼavviare ungrande dibattito pubblico, approfondito, aperto a tutti nellʼIUAV, coinvolgendo autorevoli docenti, anche già in congedo, che hanno collaborato a costruire lʼIUAV per decenni,urbanisti e no, (ad es. Barp, Ceccarelli, Cervellati, Cristinelli, Dolcetta, Lena, Mancuso, Pastor, Salzano, Vittadini, …) e persone di cultura in città ( T. Agostini, , A. Benedetti, G.Bettin, R. Calimani. A. Cocks dei Comitati Privati, G. Ortalli, A. Semi, L. Zanella, A. Zorzi, … le più autorevoli Associazioni e Istituzioni come Unesco, IVSLA, Soprintendenze, ItaliaNostra, Querini, Fondazione Venezia, …) e lʼintera comunità veneziana.
Può diventare un dibattito culturale rilevante anche a livello nazionale coinvolgendo INU, Italia Nostra, FAI (che ha appena fatto un appello contro la vendita di Palazzo Labia)e molti altri sul futuro e lʼidentità della città storica. Questo dibattito può essere una occasione culturale di crescita e consapevolezza utile non solo per lʼIUAV, ma si può arrivare a una scelta corretta solo se sarà articolato, motivato, pubblico, chiaro e trasparente.
Provo a porre i termini essenziali di una prospettiva corretta con cui, secondo me, tutti devono misurarsi.
1) Prima di tutto occorre affermare chiaramente che bisogna comunque fare tutto il possibile e anche l’impossibile (cercando attivamente aiuti e collaborazioni con strutturepubbliche e parapubbliche) per non vendere ma anzi valorizzare due palazzi come Cà Tron e Cà Badoer, strutture preziose, aperte, integrate e a servizio dellʼIUAV e della città;anche affittabili parzialmente soprattutto al sabato e alla domenica per eventi, convegni o mostre se occorre renderli in parte redditizi (vedi esperienza della sede centrale di CàFoscari). Nel caso specifico di palazzo Tron questa posizione coincide con quella dichiarata nelle nostre assemblee più volte dal Rettore: “Cà Tron è un patrimonio che deve restare allʼIUAV, aperto e a servizio integrato anche alla vita della città”. Se proprio mancano risorse non reperibili in altri modi da fonti pubbliche o parapubbliche (es. Fondazioni Bancarie o Culturali) o con collaborazioni, occorre invece eventualmente co-progettare e/o vendere preferibilmente a un ente pubblico, parapubblico o anche a un privato il terreno degli ex Magazzini Frigoriferi qualificando il fronte sul canale della Giudecca (si può ottenere un cambio dʼuso ad altre attività per la città, non però turistiche), terreno su cui lʼIUAV è inchiodato da molti anni per scelte sbagliate del passato (quando il rettore Folin voleva costruirvi una nuova Aula Magna e la sedecentrale e cedere lʼAula Magna dei Tolentini alla Biennale per mettervi lʼArchivio). Terreno sul quale oggi la Fondazione IUAV (con ISP) ha aspettative immobiliariste, salvo poi tentare di trasformarlo in un grande parcheggio (lʼ IUAV a Venezia !) per “fare cassa”.
Sono scelte di fondo che riguardano lʼ IUAV ma anche tutta la città. Decisioni da prendere autonomamente allʼinterno dellʼ IUAV, prima di ridursi poi achiedere dallʼesterno di impedire comunque la vendita e di bloccare lʼennesima trasformazione di un palazzo veneziano ad attività turistico-commerciali vietando il cambiodi destinazione d’uso (cancellazione del vincolo a standard di servizio pubblico), come è appena successo, grazie al parere contrario della Soprintendenza e della Commissione diSalvaguardia, sullʼalienazione e sulla trasformazione di un palazzo del Comune (per far quadrare il bilancio ordinario).
2) Ad un secondo livello, con ottica interna allʼ IUAV, c’è da fare per ora una scelta di prima fase (in attesa di poter definire una strategia culturale di lungo respiro) :
a) attuare i lavori di manutenzione e sicurezza indispensabili, urgenti e non discutibili, da definire con i Vigili del Fuoco, che collaborano; tenendo presente che sono in arrivo proroghe di 6-7 anni (valide per circa 200 edifici in città che altrimenti andrebbero chiusi), proroghe che daranno respiro per intervenire in modi e tempi ragionevoli.
b) garantire le dotazioni funzionali indispensabili e urgenti ritenute prioritarie (ad es. ricordo che la “Biblioteca Astengo”, specializzata in urbanistica e pianificazione, non èfruibile direttamente da oltre un anno).
La relazione al Senato del 15/10 dichiara necessari per interventi prioritari su tutte lesedi IUAV 5.985.300 € (salvo approfondimenti e verifiche da fare in merito) e “disponibili a bilancio circa 6.000.000 €”; quindi per la prima fase non dovrebbero esserci problemi(salvo se necessario, vista lʼemergenza , rivedere le priorità del programma triennale delle opere pubbliche 2009/ʼ11).Per tutti gli interventi straordinari di manutenzione la relazione dichiara necessari 17.782.500 € (salvo verifiche) che si vorrebbero reperire con lʼalienazione di un bene patrimoniale se “lʼUniversità del Progetto” non trova altre forme di finanziamento.
Rispetto alla opportunità di rinunciare allʼacquisizione del “Parallelepipedo” a S.Marta (anticipo già sborsato di 11-12.000.000 €) osservo che si possono ottenere dallo Stato beni demaniali in comodato dʼuso gratuito (ad es. Magazzini 3 e/o 4 a S. Basilio).Credo che, per questo dibattito da aprire anche allʼesterno dellʼIUAV, tra i primi si debba attivare proprio la Facoltà di Urbanistica e Pianificazione visto che vi si insegnano proprio questi principi e criteri per garantire la vita integrata, le funzioni, lʼidentità e la salvezza delle città storiche.
Occorre dare le informazioni essenziali e proporre i ragionamenti e le scelte corrette con parole chiare, comprensibili da chiunque. Ulteriori attendismi porterebbero a scelte sbagliate su cui poi sarà inutile recriminare.
prof. Stefano Boato
Commissione Palazzo Tron – Facoltà di Pianificazione del Territorio
P.S.Ricordo i valori dichiarati (salvo verifiche) :30,3 Mln € Palazzo Cà Tron; 26,7 Mln € Palazzo Cà Badoer;23,6 Mln € area ex Magazzini Frigoriferi (fronte Canale Giudecca).Se proprio sarà necessario, 23,6 Mln € (-5 di tasse ?) basterebbero per fare gliinterventi straordinari di manutenzione in prima approssimazione valutati in c.a 17 Mln €.Ma se servono altre risorse, una gestione attiva della “Università del Progetto” lepuò cercare innanzitutto con la collaborazione di istituzioni pubbliche, parapubbliche eprivate come fecero ai loro tempi Samonà e Astengo (anche allora tutto era molto difficile).
Ve 27/10/2010
Per evitare polemiche e personalismi sulle scelte relative al patrimonio immobiliare IUAV credo necessario definire una linea strategica di politica urbanistica e gestionale chiara e valida per lʼuniversità e per la città.
Nella Relazione del prof. Sordina (del 15/10) manca invece completamente una visione strategica del rapporto Università – Città – Territorio, cʼè solo una analisi edilizia– immobiliare e inoltre manca ogni accenno al terreno degli ex Magazzini Frigoriferi.
Innanzitutto occorre tener presente che alcuni edifici dellʼ IUAV (Tolentini, Cà Tron,Cà Badoer) hanno non solo un valore storico e architettonico, ma anche un ruolo culturale e sociale in città, nelle relazioni culturali-disciplinari nel Veneto e in Italia con altre Istituzioni. In particolare, la sede storica dei Tolentini con lʼAula Magna ha svolto da Samonà in poi un ruolo non solo per la città storica ma anche a snodo tra la città dʼacqua e la città di terra; la sede di Cà Tron (palazzo del ʻ500, riqualificato dalla famiglia dogale nel ʻ700, oggetto di molte pubblicazioni, anche dellʼIUAV) con il suo valore architettonico e lʼaffaccio sul Canal Grande è, dallʼavvio con Astengo, una sede aperta di grande prestigioche va ulteriormente valorizzata e non venduta (e trasformata in albergo o altra attività para-turistica).
Analogo ruolo aperto in città svolgono molte delle 23 sedi di Cà Foscari, in particolare i Palazzi Foscari e Cà Dolfin (con lʼAula Magna), lʼAuditorium S.Margherita, il Teatro S.Marta, le Biblioteche aperte sino a tardi alle Zattere e Baum in rio Nuovo; anchealla nuova sede di Economia a S.Giobbe la Commissione di Salvaguardia ha appena prescritto operativamente lʼapertura e la completa permeabilità con la città.
Questa linea di non chiusura (a campus separato) ma di integrazione e aperturaalla città è sempre stata teorizzata e praticata unanimemente fin dalle origini dallʼIUAV di Samonà e di Astengo che, dopo lʼuscita a Preganziol, è riuscito a tornare in città.
La recente decisione del Senato Accademico e del Consiglio di Amministrazione di far fare una ”analisi costi-benefici” sulla opportunità di alienare o Cà Tron, o Cà Badoer oil terreno ex Magazzini Frigoriferi (fronte Canale Giudecca) avrà vero significato solo se preventivamente vengono chiarite le finalità e le condizioni funzionali da garantire in basealle quali devono essere fatte le valutazioni. Tale decisione è comunque utile perché concede tempo per non andare ad una votazione sbagliata, immediata e irrimediabile,sulla base di posizioni preconcette, di scelte già dichiarate a priori (vedi Sordina, Tommasin, Carnevale, Zucconi, Foscari) senza un preventivo ampio e pubblico dibattitoaperto a tutti, anche alla città .
La possibilità di una scelta finale avveduta e sensata dipende dallʼavviare ungrande dibattito pubblico, approfondito, aperto a tutti nellʼIUAV, coinvolgendo autorevoli docenti, anche già in congedo, che hanno collaborato a costruire lʼIUAV per decenni,urbanisti e no, (ad es. Barp, Ceccarelli, Cervellati, Cristinelli, Dolcetta, Lena, Mancuso, Pastor, Salzano, Vittadini, …) e persone di cultura in città ( T. Agostini, , A. Benedetti, G.Bettin, R. Calimani. A. Cocks dei Comitati Privati, G. Ortalli, A. Semi, L. Zanella, A. Zorzi, … le più autorevoli Associazioni e Istituzioni come Unesco, IVSLA, Soprintendenze, ItaliaNostra, Querini, Fondazione Venezia, …) e lʼintera comunità veneziana.
Può diventare un dibattito culturale rilevante anche a livello nazionale coinvolgendo INU, Italia Nostra, FAI (che ha appena fatto un appello contro la vendita di Palazzo Labia)e molti altri sul futuro e lʼidentità della città storica. Questo dibattito può essere una occasione culturale di crescita e consapevolezza utile non solo per lʼIUAV, ma si può arrivare a una scelta corretta solo se sarà articolato, motivato, pubblico, chiaro e trasparente.
Provo a porre i termini essenziali di una prospettiva corretta con cui, secondo me, tutti devono misurarsi.
1) Prima di tutto occorre affermare chiaramente che bisogna comunque fare tutto il possibile e anche l’impossibile (cercando attivamente aiuti e collaborazioni con strutturepubbliche e parapubbliche) per non vendere ma anzi valorizzare due palazzi come Cà Tron e Cà Badoer, strutture preziose, aperte, integrate e a servizio dellʼIUAV e della città;anche affittabili parzialmente soprattutto al sabato e alla domenica per eventi, convegni o mostre se occorre renderli in parte redditizi (vedi esperienza della sede centrale di CàFoscari). Nel caso specifico di palazzo Tron questa posizione coincide con quella dichiarata nelle nostre assemblee più volte dal Rettore: “Cà Tron è un patrimonio che deve restare allʼIUAV, aperto e a servizio integrato anche alla vita della città”. Se proprio mancano risorse non reperibili in altri modi da fonti pubbliche o parapubbliche (es. Fondazioni Bancarie o Culturali) o con collaborazioni, occorre invece eventualmente co-progettare e/o vendere preferibilmente a un ente pubblico, parapubblico o anche a un privato il terreno degli ex Magazzini Frigoriferi qualificando il fronte sul canale della Giudecca (si può ottenere un cambio dʼuso ad altre attività per la città, non però turistiche), terreno su cui lʼIUAV è inchiodato da molti anni per scelte sbagliate del passato (quando il rettore Folin voleva costruirvi una nuova Aula Magna e la sedecentrale e cedere lʼAula Magna dei Tolentini alla Biennale per mettervi lʼArchivio). Terreno sul quale oggi la Fondazione IUAV (con ISP) ha aspettative immobiliariste, salvo poi tentare di trasformarlo in un grande parcheggio (lʼ IUAV a Venezia !) per “fare cassa”.
Sono scelte di fondo che riguardano lʼ IUAV ma anche tutta la città. Decisioni da prendere autonomamente allʼinterno dellʼ IUAV, prima di ridursi poi achiedere dallʼesterno di impedire comunque la vendita e di bloccare lʼennesima trasformazione di un palazzo veneziano ad attività turistico-commerciali vietando il cambiodi destinazione d’uso (cancellazione del vincolo a standard di servizio pubblico), come è appena successo, grazie al parere contrario della Soprintendenza e della Commissione diSalvaguardia, sullʼalienazione e sulla trasformazione di un palazzo del Comune (per far quadrare il bilancio ordinario).
2) Ad un secondo livello, con ottica interna allʼ IUAV, c’è da fare per ora una scelta di prima fase (in attesa di poter definire una strategia culturale di lungo respiro) :
a) attuare i lavori di manutenzione e sicurezza indispensabili, urgenti e non discutibili, da definire con i Vigili del Fuoco, che collaborano; tenendo presente che sono in arrivo proroghe di 6-7 anni (valide per circa 200 edifici in città che altrimenti andrebbero chiusi), proroghe che daranno respiro per intervenire in modi e tempi ragionevoli.
b) garantire le dotazioni funzionali indispensabili e urgenti ritenute prioritarie (ad es. ricordo che la “Biblioteca Astengo”, specializzata in urbanistica e pianificazione, non èfruibile direttamente da oltre un anno).
La relazione al Senato del 15/10 dichiara necessari per interventi prioritari su tutte lesedi IUAV 5.985.300 € (salvo approfondimenti e verifiche da fare in merito) e “disponibili a bilancio circa 6.000.000 €”; quindi per la prima fase non dovrebbero esserci problemi(salvo se necessario, vista lʼemergenza , rivedere le priorità del programma triennale delle opere pubbliche 2009/ʼ11).Per tutti gli interventi straordinari di manutenzione la relazione dichiara necessari 17.782.500 € (salvo verifiche) che si vorrebbero reperire con lʼalienazione di un bene patrimoniale se “lʼUniversità del Progetto” non trova altre forme di finanziamento.
Rispetto alla opportunità di rinunciare allʼacquisizione del “Parallelepipedo” a S.Marta (anticipo già sborsato di 11-12.000.000 €) osservo che si possono ottenere dallo Stato beni demaniali in comodato dʼuso gratuito (ad es. Magazzini 3 e/o 4 a S. Basilio).Credo che, per questo dibattito da aprire anche allʼesterno dellʼIUAV, tra i primi si debba attivare proprio la Facoltà di Urbanistica e Pianificazione visto che vi si insegnano proprio questi principi e criteri per garantire la vita integrata, le funzioni, lʼidentità e la salvezza delle città storiche.
Occorre dare le informazioni essenziali e proporre i ragionamenti e le scelte corrette con parole chiare, comprensibili da chiunque. Ulteriori attendismi porterebbero a scelte sbagliate su cui poi sarà inutile recriminare.
prof. Stefano Boato
Commissione Palazzo Tron – Facoltà di Pianificazione del Territorio
P.S.Ricordo i valori dichiarati (salvo verifiche) :30,3 Mln € Palazzo Cà Tron; 26,7 Mln € Palazzo Cà Badoer;23,6 Mln € area ex Magazzini Frigoriferi (fronte Canale Giudecca).Se proprio sarà necessario, 23,6 Mln € (-5 di tasse ?) basterebbero per fare gliinterventi straordinari di manutenzione in prima approssimazione valutati in c.a 17 Mln €.Ma se servono altre risorse, una gestione attiva della “Università del Progetto” lepuò cercare innanzitutto con la collaborazione di istituzioni pubbliche, parapubbliche eprivate come fecero ai loro tempi Samonà e Astengo (anche allora tutto era molto difficile).
Ve 27/10/2010
Un’opinione sulle proposte immobiliari in discussione all’IUAV
di Edoardo Salzano
L’eventuale decisione dell’IUAV di vendere una delle due sedi più significative per il rapporto con la città (Ca’ Tron e Ca’ Badoer) si iscriverebbe certamente nell’attuale tendenza prevalente nella società: privilegiare la quantità sulla qualità, il presente sul futuro, il privato sul pubblico, il valore di scambio sul valore d’uso; trasformare il cittadino in cliente, il lavoratore in consumatore, il servizio pubblico (dalla scuola al trasporto, dall’università all’ospedale) in azienda privata; cancellare dalla vita della società tutto ciò che non è riducibile a merce, e dalle istituzioni tutto ciò che non produce ricchezza privata.
Se questa tendenza non viene contrastata il destino dell’università è già scritto. Essa completerà la sua trasformazione da luogo destinato alla formazione di intellettuali (cioè di persone capaci di guardare al presente con la libertà e le capacità necessarie per criticarlo e individuare le possibilità del futuro) a macchina capace di fornire la forza lavoro necessaria per proseguire lo sviluppo attuale. I patrimoni culturali, materiali e immateriali, dei quali essa è depositaria saranno ridotti a quanto serve nell’immediato a quanti ne sostengono il costo: gli sponsor e i clienti.
Le gravi difficoltà di bilancio di cui l’IUAV soffre oggi dipendono certamente anche da questa tendenza. Sarebbe però – a mio parere – del tutto sbagliato assumere la decisione sul modo di affrontarle senza una preventiva valutazione politica del contesto, e del modo in cui l’IUAV vi si colloca. Tanto più che, come la lettera di Stefano Boato argomenta, esistono alternative diverse: si può decidere se vendere uno degli edifici “storici”, oppure un’area nella quale i progetti, delineati e finanziati in anni in cui gli occhi erano ancora bendati, prevedevano la realizzazione di nuove costruzioni di prestigio.
A me sembra indubbio quale debba essere la scelta. L’università (come tutte le istituzioni) può resistere alla tendenze in atto unicamente se rafforza i suoi legami con la società, se si collega alle altre realtà analogamente minacciate, se è capace di dimostrare la sua utilità nel collaborare alla critica e alla proposta di soluzioni alternative. A questo fine, abbandonando l’illusione di un prestigio basato sulle magnificenze architettoniche in un futuro improbabile, mi sembra indispensabile per l’IUAV rafforzare – anziché dismettere – le sedi che hanno le potenzialità e la tradizione di “servizio alla società”, esaltarne il valore di centri di informazione, formazione e diffusione di sapere critico alle realtà sociali, farne dei luoghi di elaborazione di proposte utili per una società rinnovata.
Edoardo Salzano
31/10/2010
Per informazioni o approfondimenti su Edoardo Salzano consigliamo http://www.eddyburg.it/article/archive/8/
L’eventuale decisione dell’IUAV di vendere una delle due sedi più significative per il rapporto con la città (Ca’ Tron e Ca’ Badoer) si iscriverebbe certamente nell’attuale tendenza prevalente nella società: privilegiare la quantità sulla qualità, il presente sul futuro, il privato sul pubblico, il valore di scambio sul valore d’uso; trasformare il cittadino in cliente, il lavoratore in consumatore, il servizio pubblico (dalla scuola al trasporto, dall’università all’ospedale) in azienda privata; cancellare dalla vita della società tutto ciò che non è riducibile a merce, e dalle istituzioni tutto ciò che non produce ricchezza privata.
Se questa tendenza non viene contrastata il destino dell’università è già scritto. Essa completerà la sua trasformazione da luogo destinato alla formazione di intellettuali (cioè di persone capaci di guardare al presente con la libertà e le capacità necessarie per criticarlo e individuare le possibilità del futuro) a macchina capace di fornire la forza lavoro necessaria per proseguire lo sviluppo attuale. I patrimoni culturali, materiali e immateriali, dei quali essa è depositaria saranno ridotti a quanto serve nell’immediato a quanti ne sostengono il costo: gli sponsor e i clienti.
Le gravi difficoltà di bilancio di cui l’IUAV soffre oggi dipendono certamente anche da questa tendenza. Sarebbe però – a mio parere – del tutto sbagliato assumere la decisione sul modo di affrontarle senza una preventiva valutazione politica del contesto, e del modo in cui l’IUAV vi si colloca. Tanto più che, come la lettera di Stefano Boato argomenta, esistono alternative diverse: si può decidere se vendere uno degli edifici “storici”, oppure un’area nella quale i progetti, delineati e finanziati in anni in cui gli occhi erano ancora bendati, prevedevano la realizzazione di nuove costruzioni di prestigio.
A me sembra indubbio quale debba essere la scelta. L’università (come tutte le istituzioni) può resistere alla tendenze in atto unicamente se rafforza i suoi legami con la società, se si collega alle altre realtà analogamente minacciate, se è capace di dimostrare la sua utilità nel collaborare alla critica e alla proposta di soluzioni alternative. A questo fine, abbandonando l’illusione di un prestigio basato sulle magnificenze architettoniche in un futuro improbabile, mi sembra indispensabile per l’IUAV rafforzare – anziché dismettere – le sedi che hanno le potenzialità e la tradizione di “servizio alla società”, esaltarne il valore di centri di informazione, formazione e diffusione di sapere critico alle realtà sociali, farne dei luoghi di elaborazione di proposte utili per una società rinnovata.
Edoardo Salzano
31/10/2010
Per informazioni o approfondimenti su Edoardo Salzano consigliamo http://www.eddyburg.it/article/archive/8/
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