Questo
atto di contestazione si collega al
vasto numero delle mobilitazioni nazionali in contrasto al DDL Gelmini,
da poco
approvato alla Camera. Il testo del Ddl, oltre alla riduzione delle
risorse
economiche destinate all’Università, prevede l’ingresso del quaranta
percento
di “esterni” (presumibilmente enti privati) nei consigli
d’amministrazione, ai
quali verrà attribuito il compito di indirizzare le scelte strategiche
dell’ateneo. E’ dunque presumibile che gruppi di privati avranno, dopo
l’entrata in vigore della riforma, un vasto potere decisionale sulle
linee da
imporre alla didattica e alla ricerca. Rivendichiamo il diritto di tutti
a
frequentare un Università che sia pubblica e che garantisca quindi
l’accesso ad
una formazione di qualità agli studenti provenienti da qualsiasi fascia
sociale: studiare è un diritto e un dovere di tutti coloro che vogliono
essere
studenti, l’Università non si può privatizzare perché dal sapere non si
possono
ricavare profitti.
Oltre
all’erosione dei fondi destinati
all’Università Pubblica già previsti dalla finanziaria (controbilanciati
nella
medesima legge dall’aumento di quelli destinati alle Università
private),
è prevista l’eliminazione di un
gran numero di Facoltà, tra le quali quella di Pianificazione del
Territorio,
destinata a trasformarsi in un “corso specialistico” della Facoltà di
Architettura, con una consequenziale perdita della sua fondamentale
autonomia:
didattica, strategica, progettuale, intellettuale.
Crediamo
che questa sia una scelta
scellerata ed inaccettabile.
Eliminare
dal panorama didattico la
specificità di questa facoltà, a nostro avviso, significa abbassare
sensibilmente il livello di conoscenza tecnico-scientifica di questa
disciplina, sempre più lontana dai criteri progettuali tipici
dell’Architettura. La Pianificazione oggi, a Venezia, rivendica la sua
unicità
e il suo ruolo fondamentale nella gestione del territorio italiano:
devastato,
sventrato, sfruttato e dilaniato da una classe di “esperti” incapaci di
prendere decisioni forti ed eticamente orientate alla salvaguardia
dell’ambiente e della sicurezza dei cittadini.
Le
vicende drammatiche che hanno sfigurato
il paese negli ultimi due anni dovrebbero essere un monito per coloro i
quali
intendono cancellare l’autonomia della Facoltà di Pianificazione del
Territorio: le recenti alluvioni in Veneto, in Campania e in Abruzzo, la
gestione criminale delle emergenze (rifiuti nel napoletano e
“ricostruzione” de
L’Aquila), le frane nel messinese, il proliferare incontrollato della
speculazione edilizia sui territori agricoli più fertili e produttivi,
ecc ecc,
sono tutte questioni che reclamano la professionalità e l’indipendenza
dei
saperi specifici legati alla gestione e alla pianificazione del
territorio.
Oggi più che mai in Italia abbiamo bisogno di una categoria di esperti
competenti ed eticamente formati, che siano in grado di dare un impulso
alla
rifondazione di un ordine territoriale in un paese in cui sono
sufficienti due
giorni di pioggia intensa per dichiarare lo stato di calamità.
In questo
contesto si inserisce la
vertenza aperta da tempo da studenti, docenti e cittadini, contro la
vendita di
Cà Tron: essa è il simbolo di una conoscenza bistrattata e minacciata
che non
possiamo permetterci di perdere.
L’incompetenza
e la malagestione dei fondi
in mano all’amministrazione dello IUAV, i tagli previsti dalle ultime
finanziarie e una totale mancanza di un progetto serio riguardo al
futuro dell’
“Università del Progetto”, oggi mettono in serio pericolo un Palazzo di
proprietà
pubblica, che rischia di trasformarsi nell’ennesimo tempio della
speculazione
immobiliare, finalizzata ad ingrassare il mercato dei servizi al
turista. A
Venezia ci sono troppi alberghi a cinque stelle, troppe boutique, troppi
negozi
di cianfrusaglie. A Venezia mancano alloggi a prezzi calmierati, mancano
negozi
in cui si vendano beni di prima necessità, mancano spazi pubblici
vitali,
mancano i cittadini.
Le
iniziative e le mobilitazioni portate
avanti dalla Facoltà di Pianificazione in difesa di Cà Tron, hanno avuto
il
merito di posticiparne la cessione ai privati e di far stanziare i fondi
necessari alla messa in sicurezza dell’edificio (che ora può tornare ad
ospitare studenti e ricercatori fino ad un massimo di cento persone,
numero
oltre il quale la struttura è definita dai documenti dei vigili del
fuoco: non
idonea, insicura, pericolosa).
Con
questa occupazione, che vuole essere
pacifica, aperta e propositiva, intendiamo portare all’attenzione di
tutta
l’opinione pubblica ciò che vogliamo questo luogo torni ad essere: un
luogo di
produzione di saperi e di cultura, un luogo di scambio e di dibattito,
un luogo
di incontro con la cittadinanza e con il mondo, uno spazio di tutti e
per
tutti.
Chiediamo
che:
·
l’ateneo
e l’amministrazione Comunale si attivino affinché le ultime opere
necessarie al
superamento del declassamento vengano compiute;
·
si
riporti l’importante biblioteca nazionale di urbanistica “Astengo” a Cà
Tron
(chiusa da due anni dentro ad un magazzino ai Tolentini);
·
il
palazzo rimanga di proprietà dello IUAV, senza condizioni;
·
il
palazzo mantenga il suo ruolo di “luogo della didattica e della ricerca”
per
gli studenti, i dottorandi, i ricercatori ed i docenti di
Pianificazione, di
Design e Arti e di Architettura;
·
venga
concesso agli studenti di gestire lo spazio della Casetta del custode e
del
giardino, al fine di garantire una fruibilità dell’edificio allargata a
tutta
la cittadinanza: l’operato ineccepibile e virtuoso degli studenti che
tra Marzo
e Agosto si sono autoassegnati questi spazi dimostra che non c’è alcun
motivo
per negare agli studenti questa semplice richiesta.
Gli
Studenti di Pianificazione del
Territorio